Riportando tutto a casa. Intervista a distanza con Lure.

Ho intervistato Lure per la Gazzetta di Istanbul.

Intervista di: Dj Nio
Foto di: Miryam Trumpy

Il Rap è una forma espressiva che nasce nel Bronx -allora uno dei peggiori ghetti di New York- alla fine degli anni '70 e che negli anni ha conquistato milioni di ragazzini in tutto il mondo che, un po' per emulazione, un po' per necessità, si sono trovati a scrivere i loro pensieri su un foglio bianco e a liberare le proprie parole attraverso un microfono. 

Lure -o Luré- era uno di questi ragazzini. Ma adesso è un papà, un impiegato in giacca e cravatta e... anche lo stesso "ragazzino" con cui ho condiviso un bel po' di palchi in giro per l'Italia, Stati Uniti e Cuba. E con cui faccio musica da più di quindici anni insieme al nostro gruppo: Zero Plastica.

[N]- Se un alieno, che sa a malapena delle origini del rap, scendesse sulla terra e guardasse il quartiere dove sei nato, non penserebbe proprio al classico "ghetto". Quando, come hai iniziato a rappare e perchè? Qual'è stato il tuo percorso?

[L]- Ero adolescente e come tanti, se non tutti gli adolescenti, ero alla ricerca della mia identità e di qualcosa che potesse permettermi di dare espressione al mio essere. A quei tempi sognavo di diventare un motociclista/automobilista professionista (ride, n.d.r.) , ma dal momento che i miei neanche mi volevano prendere il motorino, quando ho visto per la prima volta un gruppo di breaker ("quelli che ballano la breakdance", n.d.r.) volare su un marciapiede ho iniziato a interessarmi alla questione. Di lì a poco la scoperta del rap, e dell’hip hop ed ho pensato: "Ok, questa roba mi fa uscire di testa!", e da li è partito tutto. 

Dalla classica cameretta da adolescenti ai palchi internazionali: cosa pensi che ti abbia portato ad andare oltre ai tuoi stessi sogni artistici?

A volte me lo chiedo anche io. Se devo parlare da sognatore ti posso dire che nel mio piccolo ho raggiunto con Zero Plastica parte di ciò che volevo nei miei sogni. Se devo parlare razionalmente, ti posso rispondere la caparbietà e la voglia di fare, oltre all’interesse che tu già da tempo dimostravi verso l’Hip Hop globale e le tue connessioni con la Nomadic Wax, l'etichetta indipendente americana di cui facciamo parte.

È appena uscito il tuo quarto progetto solista. Come lo hai concepito e realizzato? Qual'è il concetto dietro? Quali sono le tue aspettative a riguardo? Chi ti ha aiutato nel progetto?

“Capitolo 1: la raccolta dell’amore” è appunto una raccolta, ci tengo a precisarlo, dal momento che non c’è un concept dietro la realizzazione dello stesso. Nasce dall’avere in archivio alcuni pezzi mai pubblicati, e pezzi più recenti che ho continuato a scrivere fino all’altro ieri. Ho pensato di metterli insieme in un titolo che racchiudesse l’unico filo conduttore possibile, ossia la raccolta dell’amore. I brani racchiudono tutti o quasi la rabbia che ho nutrito negli ultimi anni. Fa strano, ma penso che l’odio e la rabbia che si possono percepire nei testi, siano stati alleati fedeli nel lento processo di comprensione e accettazione di me stesso, e nel processo del volermi bene. Quale atto d’amore più grande, capire (o quasi) se stessi attraverso il dolore e manifestarlo ad alta voce senza paura di sostenere le proprie idee? Si: l’amore passa anche attraverso l’odio.

Il tuo ultimo video è stato girato nelle campagne vicino a Mercatino Conca in provincia di Pesaro: non è proprio il classico video che ci si aspetta da un rapper, con le macchinone, le donne in bikini, i soldi e tutte quelle robe lì. Come mai una scelta così azzardata? Chi è il regista del tuo video?

Citando i Modena City Ramblers, la scelta è dovuta al fatto che ho sempre sognato di riportarmi tutto a casa. Avere raggiunto traguardi importanti nella musica e riportarmeli nelle zone in cui sono cresciuto e di origine della mia famiglia materna è stata una scelta obbligata. Le riprese le ha fatte mia moglie incinta di otto mesi, il montaggio invece è opera mia. 

Si sente tanto parlare tanto di "rappers" e di "musica rap". Cosa ti piace e cosa no della musica di oggi? Qual'è la tua personale concezione di "M.C." (letteralmente "Maestro di Cerimonia")? 

Non mi sento di far parte di alcuno schieramento. Della musica di oggi mi piace quella fatta con originalità e personalità: quando vedo i ragazzini fare tutti la stessa canzone con lo stesso video un po’ mi spiace. Ad ogni modo per motivi anagrafici resto più legato a un certo tipo di suoni e contenuti, ma ben venga tutto ciò che porta novità e spessore. L’"M.C."? Citando Talib Kweli (noto MC di Brooklyn, n.d.r.), colui che ha il potere di muovere la folla come Mosè aprì le acque del mare.

Sei diventato padre da pochi mesi. Quali sono i rappers e la musica -in generale- con cui vorresti crescere tua figlia all'ascolto? Quali sono le tue ispirazioni? 

Sicuramente per lei Bob Marley, i Clash e tanta musica soul e jazz. Ad oggi trovo molta ispirazione negli artisti che si fanno tutto da soli musica, parole, e curano da sé la propria immagine, uno su tutti Odissee (un altro rapper americano, nd.r.).

Zero Plastica e Dj Kool Herc @ Trinity International Hip Hop Festival.

Zero Plastica e Dj Kool Herc @ Trinity International Hip Hop Festival.

Quali sono i 5 ricordi più belli alla tua esperienza di MC? Fai una brevissima lista, anche non in ordine di importanza.

Sicuramente i due Festival internazionali a cui abbiamo partecipato a Cuba e negli Stati Uniti, il concerto della Notte Bianca con e per la Comunità di San Benedetto al Porto di Don Andrea Gallo, il primo concerto Zero Plastica in cui abbiamo avuto il locale completamente pieno e fare rap in corteo coi centri sociali genovesi sul camion della musica.

Progetti per il futuro?

Sto lavorando a musica nuova, ma ancora niente di definito e strutturato, e ad altri video dei brani della mia raccolta, oltre che a qualche sorpresina dal nostro ultimo disco, “Global Revolution Mixtape”, scaricabile gratuitamente dal nostro sito: www.zeroplastica.com

 

Il CD è in FREE DOWNLOAD qui:

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